domenica 4 aprile 2010

L'enigma della pinna...

Ho sentito voci che mi confermano che molti di voi sono curiosi di sapere che cosa è successo domenica scorsa nelle acque di Giannutri.
Ebbene vi rivelerò alcuni dettagli di come un subacqueo con esperienza pluriennale e con all’attivo circa 500 immersioni ha da prima fatto una grossa cavolata e poi ha gestito una situazione potenzialmente pericolosa per la vita stessa in maniera da non provocare nessuna conseguenza.
Adesso chi leggerà questo articolo certamente farà delle insinuazioni sul modus operandi nella gestione dell’emergenza.
Ci immergiamo alla secca dei Piemontesi nelle acque di Giannutri, la profondità pianificata è di 50 metri, io ed il mio compagno dopo aver indossato l’attrezzatura ed aver controllato che tutto fosse in ordine con il controllo pre immersione, ci diamo l’ok ed incominciamo a scendere, fin qui tutto bene, proseguiamo la nostra immersione fino a che non decidiamo di iniziare la nostra risalita, il computer comunicava che dovevamo effettuare 3 minuti di sosta di decompressione a 3 metri prima di poter uscire dall’acqua, ma noi sapevamo benissimo che avremo accumulato altri minuti di deco durante la nostra lenta risalita. Giunto al punto in cui inizio a dover scaricare il gav, mi accorgo che questo non scarica attraverso il vis, nessun problema, con un colpo di pinna mi metto in posizione da poter scaricare con la valvola posta nella parte bassa del sacco, se non che nel momento in cui mi accingo a dare il famigerato colpo di pinna, essa esce dal mio piede lasciandomi in balia del sacco che non scarica, anche qui niente paura, mi metto in posizione verticale ed incomincio a scaricare attraverso il vis che in quel momento non so per quale motivo scarica normalmente, ma intanto il tempo passa e l’aria contenuta nel sacco incomincia ad espandersi e la risalita comincia a diventare troppo veloce, non ho certo l’opportunità di mettere le famose pinne in opposizione visto che ormai me ne era rimasta soltanto una e nemmeno di nuotare con decisione.
A questo punto il computer incomincia ad impazzire ed il mio compagno non rischia certo una pallonata per raggiungermi, così che perdo il contatto con esso.
Raggiunta una certa quota il gav e la muta stagna si svuotano e tornano da prima ad essere neutri poi subito dopo negativi, così che re inizio a scendere, e nel tempo che impiego a rendermi conto della situazione, a passare dal principio di panico dovuto alla medesima ed ad elaborare il da farsi, la profondità diventa nuovamente impegnativa così che il mio computer mi dice che mi devo fermare 3 minuti a 15 metri e che mi occorrono 46 minuti di sosta di decompressione prima di poter uscire dall’ acqua.
In questo momento, solo e senza una pinna, cosa fare?
Consapevole della situazione in cui mi trovavo e consapevole di aver sufficiente gas in bombola per poter terminare tranquillamente l’immersione, ero anche consapevole di aver con me una S 80 (qui i sub più esperti sanno di cosa sto parlando) con all’interno 200 bar di EAN 50 quindi in assoluta sicurezza per quanto riguarda i gas.
Da qui incomincia la mia risalita solo e senza l’ausilio di una pinna verso la superficie che raggiungerò dopo 77 minuti in assoluta tranquillità, (tranne naturalmente per l’angoscia di non saper che cosa poteva essere accaduto al mio compagno) la maggior parte dei quali trascorsi da solo e senza la famosa pinna, la quale fa la sua apparizione in bella vista in un filmato apparso su you tube.
Adesso, dopo le critiche che riuscirete a fare sul l’accaduto e dopo le famose prese in giro del caso, vi chiedo: Cosa avreste fatto voi al mio posto cari sub esperti e non?
Concludendo ringrazio tutti coloro che mi hanno prestato assistenza durante l’accaduto ed in particolare il mio compagno d’immersione che è riuscito a gestire la sua risalita dopo aver perso il contatto con il compagno, nonché tutti i componenti del gruppo di cui faccio parte per la loro simpatia, solidarietà e amicizia dimostratami in questa e in tutte le circostanze.
Grazie ragazzi!
Venta.